Sono di diverse migliaia di euro (circa € 1100 al mese) le fatture che sono
arrivate e continuano ad arrivare a casa dei familiari di persone con disabilità
o con problemi di salute mentale, che vivono in strutture residenziali a seguito
della applicazione delle delibere regionali, che prevedono quote di
compartecipazione a carico di utenti precedentemente esenti. La
norma, entrata in vigore a gennaio 2015, sta producendo effetti pesantissimi su centinaia di
famiglie. Effetti che non dovevano verificarsi, stante l’impegno assunto dalla
regione nel 2013 (DGR
1195) di istituire un Fondo di Solidarietà, al fine di sostenere le maggiori spese a
carico dell’utente e/o del Comune, a seguito della applicazione delle citate
delibere; fondo la cui quantificazione sarebbe stata definita con successivo
atto; stimato in circa 7-10 milioni €.
Quando le attese ed i silenzi si prolungano oltre tempi ragionevoli,
impossibile non sorgano il sospetto, il timore e poi la certezza che la promessa
non venga mantenuta.
E
così, nel perdurante silenzio regionale, giungono nuove lettera di sollecito
agli utenti ed ai loro familiari, nelle quali si comunica che, a seguito di
incontro con la Regione avvenuto il 15 gennaio 2016, si è avuta conferma
“che
il fondo di solidarietà non verrà istituito”,
e dunque gli oneri saranno chiesti direttamente all’utente, che poi dovrà
eventualmente rivolgersi al proprio Comune per richiedere la compartecipazione.
Diversi Comuni hanno già risposto che non hanno risorse per fronteggiare queste
nuove spese.
Dunque ancora un volta ben
più di un cerino acceso viene lasciato nelle mani degli ultimi della fila, di
persone che si trovano a fronteggiare situazioni di grandissima difficoltà.
Diventano improvvisamente debitrici di cifre di grandi dimensioni e le si
abbandona al linguaggio burocratico delle lettere o alle braccia allargate dei
funzionari comunali.
Sconvolge in tutta questa vicenda l'assenza di una assunzione di responsabilità
da parte della Regione, che, di fronte alle ripetute sollecitazioni, lascia
centinaia di persone in una situazione di grandissima angoscia, facendo finta di
dimenticare l’impegno assunto.
Chiediamo allora ai Comuni di non fingere che il problema riguardi
qualcun'altro, come se essi non fossero direttamente 'tirati dentro' alla
questione, e di assumere tutte le iniziative opportune presso la Regione Marche
affinché quest'ultima renda effettiva la responsabilità che gli compete,
provvedendo a finanziare il Fondo ed a stabilire i criteri per l'accesso.
Il rischio evidente è che, volenti
o nolenti, toccherà ai Comuni assumersi gran parte dei costi, facendo capo a
fondi per il sociale già pressoché inesistenti. Ma davvero tutto questo è
inevitabile?
Campagna Trasparenza e
diritti
Comitato Associazioni
Tutela
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