lunedì 30 marzo 2015

Ripristino Fondo sociale. Adesione al presidio di Cgil, Cisl e Uil. Ma per evitare rette “insostenibili per disabili e anziani” bisogna modificare la proposta regionale su fondo solidarietà e accordo contrattuale

Piena adesione al presidio regionale di Cgil, Cisl, Uil e previsto per martedì 31 marzo in concomitanza con il Consiglio regionale, volto ad evitare i pesantissimi tagli al bilancio regionale anche nel settore sociale, con gravissime ricadute sul sistema dei servizi. Il taglio paventato sarebbe, come è chiaro, inaccettabile e insostenibile. Una riduzione che andrebbe a colpire proprio le fasce di popolazione più deboli, già pesantemente penalizzate dalla crisi di questi anni.

Ma il ripristino del fondo sociale non garantisce che gli aumenti delle rette  scattati  da gennaio 2015 (in alcuni casi già in vigore, in altri no), che gravano su migliaia di utenti dei servizi diurni e residenziali sociosanitari (disabilità, demenze, salute mentale, anziani non autosufficienti), vengano coperti dai fondi regionali che verrebbero trasferiti ai Comuni con il cosiddetto fondo di solidarietà. Ad esempio, solo per le residenze sanitarie per anziani da gennaio si è avuto un aumento del 30%, pari a 285 euro mese. La bozza della delibera, che verrà approvata dopo la variazione di bilancio, non garantisce in alcun modo tutti gli utenti che si sono visti aumentare le rette a loro carico. Gli utenti di alcune  tipologie di servizio non ne potranno usufruire. I criteri di  esenzione e contribuzione verranno ancora definite dai Regolamenti di ogni singolo Comune, lasciando così permanere una situazione di disomogeneità ed incoerenza.

Se non verrà modificata, confermerà la totale situazione di discrezionalità dei regolamenti comunali e facilmente si trasformerà in un canale di compensazione per i Comuni, e non un sostegno agli utenti per il pagamento delle rette. Anche la bozza di accordo contrattuale apre la strada alla possibilità che i soggetti gestori possano aggiungere (a fronte della riduzione dei finanziamenti o per ragioni mercantilistiche) prestazioni  a pagamento oltre le rette già previste.

Appare dunque indispensabile che, a fianco del ripristino del fondo sociale nel bilancio 2015, si modifichino le bozze di questi provvedimenti. Perché se anche gli oltre 30 milioni di euro per i servizi sociali del bilancio 2014 venissero confermati, ma non muterà l’impianto della delibera, verrà comunque confermato l’insostenibile aumento delle rette a carico degli utenti che fruiscono dei servizi sociosanitari (insieme all’abbassamento degli standard di qualità). Servizi che, vale la pena ricordarlo, rientrano all’interno dei livelli essenziali delle prestazioni sociosanitarie che servizio sanitario ed enti locali, è bene che non lo dimentichino, devono assicurare ai cittadini. 

mercoledì 25 marzo 2015

NON SI METTA LA PAROLA FINE AI SERVIZI SOCIALI NELLE MARCHE

25 marzo 2015

             -          Presidente e componenti Giunta regionale
             -          Consiglieri regionali
 E p.c.  -     Parlamentari Marche
           


         Se venisse confermata l’ipotesi di un taglio del 50% del fondo sociale regionale, per una cifra pari a 15-18 milioni di euro si segnerebbe un punto di non ritorno non solo riguardo la riduzione o l’azzeramento della gran parte dei servizi, ma anche rispetto agli assetti organizzativi degli Ambiti territoriali.
         Una situazione insostenibile per l’intero settore con ricadute pesantissime sugli utenti dei servizi.
         Per l’ennesima volta, ci appelliamo alla responsabilità di Giunta e Consiglio, affinché non si determini la situazione prospettata che segnerebbe una rottura del patto di solidarietà che lega i cittadini di questa nostra Regione.
        
                                                           Per le associazioni
                  Roberto Frullini, Fabio Ragaini, Giorgia Sordoni, Samuele Animali


domenica 15 marzo 2015

Regione Marche. No al taglio del Fondo sociale e radicale modifica della delibera sul fondo di solidarietà

Nei prossimi giorni vedremo se effettivamente la regione Marche e l’intera maggioranza che sostiene il governo regionale sostiene le fasce più deboli della popolazione che necessitano di interventi sociali e sociosanitari. 
Come abbiamo già scritto nessuna rassicurazione è venuta circa il paventato taglio di diversi milioni di euro a carico del fondo sociale con il quale si finanziano interventi rivolti a minori, disabili, anziani, persone e famiglie povere. Un taglio che determinerebbe una ulteriore riduzione dei servizi rivolti ai cittadini più deboli. Un taglio inaccettabile e insostenibile. Chiamati più volte in causa, né il presidente Spacca, né l’assessore Viventi rispondono. Una risposta che ci attendiamo anche dal segretario del partito di maggioranza, Comi,  e dal candidato governatore Ceriscioli. Gli atti amministrativi dimostreranno se e quanto l’attuale governo regionale tiene ai soggetti più in difficoltà. 
La seconda fonte di preoccupazione riguarda un’altra delibera, il cosiddetto fondo di solidarietà,  che verrà approvata nei prossimi giorni dalla giunta regionale. Il fondo dovrebbe sostenere le maggiori spese di utenti (disabilità, anziani, demenze, salute mentale) e Comuni dopo la riduzione del finanziamento sanitario in alcuni servizi diurni e residenziali. La bozza, mai inviata nonostante le reiterate promesse alle rappresentanze degli utenti, si presenta come un gran pasticcio e desta grandissima preoccupazione perché impedisce una contribuzione omogenea in tutto il territorio regionale con regole certe per i cittadini, non prevede esenzione alla contribuzione per le persone che non hanno redditi, non include tutti i potenziali beneficiari e in alcuni casi prevede (invece di ridurli) maggiori oneri per gli utenti. 
 Su entrambe le questioni, rilevantissime per migliaia di cittadini e loro familiari, ci aspettiamo, da subito, segnali inequivocabili a tutela delle persone. 


campagna trasparenza e diritti 
comitato Associazioni tutela 


venerdì 13 marzo 2015

Perché la pdl della giunta regionale su autorizzazione e accreditamento dei servizi sanitari, sociosanitari, sociali, deve essere modificata

Nei giorni scorsi la Campagna “Trasparenza e diritti” e il Comitato Associazioni Tutela hanno chiesto, al presidente della V Commissione Consiliare una audizione sulla pdl della giunta in tema di autorizzazione e accreditamento delle strutture e dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali.
 Si tratta di un atto così importante che non può prescindere, anche a fine legislatura, dal confronto con gli attori del sistema dei servizi. Per parte nostra, senza entrare nel merito di tutto l’articolato, vogliamo porre l’attenzione su un aspetto che riteniamo negativo e  molto pericoloso; ovvero la mancata definizione da parte della legge delle tipologie dei servizi disciplinati e la successiva delega alla giunta regionale di ogni competenza. Come è noto le leggi 20 del 2000 e del 2002 hanno individuato le tipologie di servizi oggetto di autorizzazione e  accreditamento; in un caso attraverso parere della Commissione competente (20-00); nell’altro, attraverso atto di Consiglio, si sono definiti i requisiti, strutturali, organizzativi, funzionali dei servizi oggetto di autorizzazione.

Attraverso il combinato degli articoli, 3, 7, 24 e 25 della pdl (trasmessa anche a CAL e CREL, vedi sotto), si dispone l’abrogazione delle due leggi 20 e degli atti che hanno definito i requisiti di autorizzazione; deliberazioni che rimangono in vigore fino alla adozione della deliberazione di cui al comma 1, lett. b, dell’art. 3. “La giunta regionale stabilisce e aggiorna periodicamente i requisiti per il rilascio delle autorizzazioni e per l’accreditamento istituzionale e disciplina i relativi procedimenti”.

Ciò significa che la giunta definirà i requisiti, ad esempio per quanto riguarda l’area socio sanitaria (art. 7, comma 1, lett. c), delle strutture sanitarie extraospedaliere intensive e estensive, le strutture socio-sanitarie di lungoassistenza, mantenimento e protette e le strutture sociali di tutela e accoglienza che erogano prestazioni in regime residenziale e semiresidenziale, a favore delle categorie di destinatari previste dalla normativa statale e regionale vigente;
enza che la legge abbia identificato le tipologie di strutture rientranti (vedi sopra) all’interno delle diverse intensità assistenziali (intensive, estensive, lungoassistenza, mantenimento, ecc...). Considerato che l’inserimento di una struttura all’interno dei livelli assistenziali sopra indicati determina (ai sensi della vigente normativa sulle prestazioni sociosanitarie: d.lgs 229/1999, dpcm 14.2.2001 e 29.11.2001): una specifica tipologia di utenza, determinati standard e conseguente ripartizione dei costi tra area sanitaria e sociale, appare indispensabile che la legge accompagni l’ indicazione del livello assistenziale alla tipologie di strutture e servizi. La questione, come si può capire, non è irrilevante in termini di standard di servizio, di tariffa e di oneri da addebitare agli enti (ASUR/Comuni) e agli utenti. Servizi, interventi e prestazioni (ad eccezione di quelli sociali rispetto ai quali i livelli essenziali non sono stati definiti) rientranti nella normativa sui livelli essenziali di assistenza, attinenti dunque a doveri delle istituzioni e diritti degli utenti,  la cui applicazione ha necessità di essere inserita con chiarezza all’interno della  legge, cui la giunta potrò dare poi attuazione attraverso successivi, coerenti atti applicativi.

    Assegnare, come fa la legge in oggetto, alla giunta regionale tale prerogativa, appare con ogni evidenza, pericoloso e sbagliato.

    Per questi motivi riteniamo indispensabile la modifica della legge in questa prospettiva, così come necessario che Commissione competente definisca un programma di audizioni tra gli attori interessati. La pdl in oggetto riguarda una molteplicità di servizi che “serve” decine di migliaia di cittadini, alcuni di questi in condizione di particolare debolezza.

    Auspichiamo, dunque, anche un Vs intervento presso la V Commissione Consiliare nella direzione sopra indicata

Cordiali saluti

Campagna “Trasparenza e diritti

Comitato Associazioni Tutela

mercoledì 11 marzo 2015

Perché la delibera sul fondo di solidarietà va cambiata

 Si compie il disegno regionale. Compartecipazioni per tutti con qualsiasi reddito, scompare il riferimento all’Isee, mantenimento della discrezionalità dei Comuni, eterogeneità regionale con parti disuguali tra uguali. 

La nota della Campagna e del Comitato Associazioni Tutela  

lunedì 9 marzo 2015

Richiesta di audizione sulla pdl della giunta in tema di autorizzazione e accreditamento

La Campagna “Trasparenza e diritti” ha chiesto, in data odierna, al presidente della V Commissione Consiliare una audizione sulla pdl della giunta in tema di autorizzazione e accreditamento delle strutture e dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali, . Sarebbe impensabile che una legge così importante (che andrebbe  a sostituire le leggi 20/2000 e 2002) venisse approvata dal Consiglio regionale senza aver predisposto le audizioni dei soggetti interessati.