Trasparenza e diritti
Campagna per la regolamentazione dei servizi socio sanitari e
applicazione dei Lea nelle Marche 2 luglio 2013
- Presidente regione Marche
- Assessore alla Salute regione Marche
- Dirigente Servizio Salute
Oggetto: Incontro del 25 giugno
- dispiace constatare, ancora una volta,
l’assenza dell’assessore; le questioni poste dalla Campagna, richiedono
risposte ed impegni di tipo politico. L’interlocuzione invece continua a
rimanere su un livello strettamente tecnico, limitato ad una bozza di documento
(standard e criteri tariffari), certamente di grande importanza, che non può,
però, considerarsi la risposta alle richieste della Campagna stessa.
Riteniamo pertanto indispensabile una esplicita presa
di posizione dell’assessore alla salute nella quale viene formalmente assunto
l’impegno ad assumere le richieste della Campagna. A fronte di
specifiche richieste, sottoscritte da oltre 70 enti - tra i quali importanti
enti locali - non riteniamo procrastinabile
tale risposta.
Ci attendiamo, pertanto, che in tempi brevissimi tale
impegno venga, finalmente, assunto formalmente.
Tanto più che, è
stato ripetutamente affermato che la Regione sta lavorando proprio sulle richieste
della Campagna. Ad esempio: una delle richieste riguarda l’abrogazione della
dgr 1785/2009 sulla residenzialità disabili nella quale in violazione della normativa
sui LEA si stabilisce che per strutture rivolte a disabili gravi una
ripartizione di oneri sanità/sociale come quella per disabili non gravi.
Ebbene, considerato che affermate che essa troverà soluzione nell’approvazione
degli atti in via di elaborazione, pare opportuno che tale impegno venga espressamente
dichiarato.
Se il documento
presentato viene inteso come una risposta alle richieste della Campagna:
a)
“urge una
rapida e coerente applicazione della normativa sui LEA da parte della regione
Marche che deve arrivare a definire la ripartizione dei costi solo dopo aver
individuato, anche sulla base del documento (2007) del Ministero della salute
sulle prestazioni semiresidenziali e residenziali, cosa definisce una fase
intensiva, estensiva e di lungoassistenza; cosa connota un servizio a bassa
intensità assistenziale; la chiara distinzione, ai fini della ripartizione
degli oneri, nei servizi per la disabilità tra quelli per gravi da quelli per
persone con disabilità in assenza di gravità”
b) stabilire per ogni tipologia di struttura lo
standard di assistenza, definendo oltre il minutaggio anche le figure
professionali addette; determinare conseguentemente in modo trasparente la
tariffa corrispondente;
c)
prevedere
, il fabbisogno di strutture, comprendendo anche la ripartizione territoriale.
Non si può, infatti, prevedere un fabbisogno su base regionale senza
ripartizione territoriale che deve declinarsi con riferimento
distrettuale/Ambito e non di Area vasta;
segnaliamo
che:
- non
vengono considerati come sociosanitari alcuni attuali servizi rivolti ad
anziani non autosufficienti e disabili gravi o solo per una parte degli stessi.
Si ribadisce ancora una volta l’inaccettabilità di una applicazione dei Lea -
supportata, a nostro avviso, da una motivazione tecnica inesistente - che ha
come presupposto il contenimento dei costi e non la garanzia dei diritti. Si applicano
laddove (ad esempio Rsa disabili) si ha una riduzione della spesa sanitaria; non
dove se ne prevede un incremento (centri diurni anziani e disabili, comunità
socio educative riabilitative);
- ogni
valutazione complessiva non può che essere fatta sul numero dei posti
convenzionabili/accreditabili. Solo attraverso la definizione di quanti
sono e con quale ripartizione tipologica si può meglio capire il quadro della
proposta;
- nessuna
risposta viene inoltre data rispetto alla richiesta della ripartizione
territoriale che la Campagna chiede abbia valenza distrettuale.
- Non
viene identificata, seppur con motivazione, la tariffa per singolo servizio, ad eccezione di quelle per le
quali è stata già definita, rimandandone la definizione sulla base dei singoli
contratti all’ASUR.
- Ribadiamo, inoltre la richiesta, - di
sanare, le
incongruità di servizi nei quali si è in presenza di incoerenza tra
classificazione e funzione. In particolare riguardo le strutture che:
a) hanno autorizzazione (e regole di funzionamento) per prestazioni
di bassa intensità ed ospitano invece utenti con necessità assistenziali più
alte;
b) accolgono tipologia di utenza difforme da quella per la quale
sono state autorizzate (ad esempio autorizzazione disabilità, utenza
psichiatrica). Sul
punto non ci appaiono chiari i percorso previsti nel documento, tenendo conto
che c’è un qui e ora, che non può
essere ulteriormente rimandato. Si chiede pertanto di ricevere indicazioni in
questo senso.
- nessuna indicazione continua ad essere
data sul punto della
ripartizione al 50% degli oneri dell’assistenza tutelare.
Si ribadisce pertanto:
- la netta contrarietà ad
ogni applicazione strumentale dei LEA, come emerge dal documento presentato;
- la riconduzione di tutti gli
interventi sociosanitari al criterio identificato dal Dpcm 29.11.2001
(intensivo, estensivo, lungo assistenza, disabilità grave/non grave). In questo
senso le strutture sociosanitarie della legge 20/2002 vanno ricollocate, a
partire dalla tipologia di utenza ospitate, nelle sopra indicate categorie;
- i servizi diurni e
residenziali che accolgono e sono organizzati per l’accoglienza di disabili
gravi, vanno ricondotti senza ambiguità alle indicazioni (70/30) dei LEA;
- i servizi di “mantenimento”
diurni e residenziali per anziani non autosufficienti, devono essere
considerati nella categoria della lungoassistenza;
- l’attuale disomogenea
offerta di tipologia di servizi nelle diverse aree sociosanitarie, ai fini
riclassificatori, deve tener conto – al di la
della autorizzazione presente – della tipologia di utenza e del conseguente
standard assistenziale, senza subdole derubricazioni ad un sociale cui si
regala qualche briciola di quota sanitaria.
Seppur
la Campagna intenda perseguire gli obiettivi oggetto del proprio appello, le
associazioni promotrici, esprimono
insuperabili perplessità rispetto ai seguenti aspetti del documento
presentato nella riunione in oggetto:
- identificazione di capacità recettive
minime di 20 posti: inaccettabile proposta per tutti i modelli di tipo
comunitario riguardanti la salute mentale e la disabilità; lo si propone come
un assioma e come tale indiscutibile. Appare invece una scelta di tipo
ideologico che peraltro evita di fare i conti con la realtà della nostra
regione. Sembrerebbe che l’attuale situazione dell’offerta residenziale determini
esiti di insostenibilità economica che non ci pare in alcun modo di ravvedere.
Ci pare invece che una proposta di tal genere sarebbe oltre che impraticabile, destabilizzante
per almeno i ¾ dell’offerta residenziale per la disabilità e per la gran parte
di quelle della salute mentale. In alcuni casi, ad esempio diurno disabilità
legge 20-02, si introduce addirittura un ridisegno delle funzioni;
- previsione di accorpamenti tra moduli
anche di diverse aree,
- assunzione dell’approccio riabilitativo in
tutte le strutture per la disabilità (scompare il Progetto educativo
individuale a vantaggio del Progetto riabilitativo),
- rimando al nucleo di valutazione
dell’area anziani (UVI) anche per le strutture per la disabilità
- drastica riduzione delle figure educative
nei centri diurni a vantaggio di quelle
riabilitative,
- identificazione temporale, specie
nell’area anziani, della permanenza nella fase estensiva a prescindere dalla
valutazione dei bisogni della persona (compatibilità con gli standard della
lungo assistenza).
Restando
in attesa di riscontro, si inviano cordiali saluti
Per Campagna Trasparenza e diritti
Fabio Ragaini
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