CAT - COMITATO ASSOCIAZIONI TUTELA CAMPAGNA “TRASPARENZA E DIRITTI”
Nella delibera con la quale, nei giorni scorsi, la regione Marche ha definito lo standard di personale nei servizi per la salute mentale, anziani non autosufficienti, persone con demenza e disabili, ha disposto anche che ogni residenza non deve ospitare meno di 20 persone. Si prevede l’accorpamento con altri moduli così che ogni struttura abbia una capacità recettiva non inferiore a 40-60 posti. Si auspica, inoltre, la coesistenza all’interno della stessa struttura di servizi rivolti diverse tipologie di utenti (salute mentale, disabili, anziani).
Si tratta di un vero e proprio colpo di mano rispetto alle indicazioni della normativa regionale, che in particolare nei servizi residenziali per disabilità e salute mentale ha sempre privilegiato la prospettiva inclusiva: piccole residenze a dimensione familiare inserite nei normali contesti abitativi. Piccole residenze che peraltro, con gli standard di personale previsti, diventerebbero dal punto di vista gestionale, insostenibili.
È un brusco ritorno al passato, che cancella gli sforzi di questi ultimi 15 anni, per la creazione di modelli residenziali comunitari ispirati alla piccola dimensione.
Un ritorno alla logica degli istituti, fuori dai normali contesti abitativi, contenitori indifferenziati di bisogni diversi. Peraltro la logica delle grandi dimensioni sembra essere sempre più funzionale alle possibilità di grandi enti, siano essi profit o non profit, con grande capacità di investimento. Si tratta invece di un colpo durissimo alle piccole organizzazioni non profit che fanno del legame con il territorio il loro punto di forza.
Ciò che nelle previsioni regionali sembra lontano da ogni preoccupazione è il tema della qualità di vita delle persone all’interno dei servizi, con un’inaccettabile appiattimento sulle cosiddette economie gestionali. Non si parla più di comunità ma di “moduli o nuclei”, con un acritico assorbimento dell’approccio sanitario. Ritorna in maniera prepotente un approccio custodialistico.
Nella prospettiva assunta dalla regione Marche scompare l’idea che per una persona che non può più vivere nella propria abitazione la comunità diventi la sua nuova casa. Dovrà essere una struttura comunque di passaggio e come tale anonima e depersonalizzata.
La delibera della regione Marche propone un inaccettabile ritorno al passato che occorre contrastare con forza.
Comitato Associazioni Tutela
Campagna “Trasparenza e diritti”
http://leamarche.blogspot.it/
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