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È stata ricevuta dalla V Commissione Consiliare della Regione Marche, una rappresentanza della Campagna “Trasparenza e diritti”, lanciata in giugno da quarantaquattro organizzazioni, per chiedere la regolamentazione dei servizi sociosanitari e una coerente applicazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). «Non per dire che servono più soldi – dichiarano i promotori dell’iniziativa – ma che vengono spesi male»
Lanciata in giugno nelle Marche da ben quarantaquattro organizzazioni (se ne veda l’elenco in calce) – come avevamo ampiamente riferito, la campagna denominata Trasparenza e diritti chiede la regolamentazione dei servizi sociosanitari e una coerente applicazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) nella Regione.
Nei giorni scorsi, i rappresentanti di tale iniziativa hanno incontrato la V Commissione Consiliare Permanente della Regione (Sicurezza Sociale), producendo successivamente la nota che qui di seguito ben volentieri riprendiamo.
L’incontro con la V Commissione Consiliare della Regione Marche è stata un’ulteriore tappa della Campagna Trasparenza e diritti, promossa da quarantaquattro organizzazioni (e con l’adesione di molte altre), che riuniscono in un’unica battaglia gli operatori dei servizi e gli utenti e le loro famiglie.
Si chiede alla Regione l’applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), insieme ad interventi normativi e programmatori riguardanti i servizi sociosanitari rivolti a disabili gravi, soggetti con patologie croniche e non autosufficienti, persone con demenza e malati psichiatrici. Si chiede inoltre che gli interventi necessari siano frutto di un percorso condiviso e partecipato con chi “lavora sul campo”.
I rappresentanti della Campagna hanno presentato contenuti e dati, evidenziando una situazione regionale nella quale la deregolamentazione produce effetti estremamente negativi per le persone, le loro famiglie e il sistema complessivo dei servizi. Ad esempio:
- in molte situazioni si applicano i criteri di ripartizione dei costi per la disabilità non grave a soggetti gravi. Ciò significa che il Servizio Sanitario, invece di pagare il 70% paga il 40 e l’utente e il Comune invece del 30 il 60. Con rette a carico degli utenti anche di 2.000 euro mese;
- vi sono Servizi che non si attivano per la mancanza di definizione delle regole di funzionamento (quanto costa e chi deve pagare);
- nei rinnovi delle convenzioni, l’ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale) tenta di ridurre le proprie competenze. Ad esempio, in un Centro Diurno per malati di Alzheimer, da un anno al successivo gli oneri sanitari sono passati dall’80% al 40%, caricando il 60% sugli utenti o i Comuni;
- la mancata definizione degli standard di funzionamento (personale) dei servizi determina situazioni diversissime da territorio a territorio, sia in termini di prestazioni erogate che di costi;
- la mancata previsione di fabbisogno ripartito per territori produce la presenza di aree regionali ricche di servizi e di aree assolutamente carenti, con la necessità di ricovero anche a centinaia di chilometri di distanza.
L’applicazione corretta dei LEA – insieme alla determinazione degli altri aspetti programmatori – impedirebbe situazioni come quelle indicate e la definizione delle regole di funzionamento toglierebbe spazio alla discrezionalità – e molto spesso anche al clientelismo – con servizi presenti su tutto il territorio e condizioni di accesso e permanenza uguali per tutti. Servizi obbligatori per legge di cui le persone hanno bisogno e diritto.
La Commissione ha preso l’impegno di sollecitare la Regione, riguardo alle questioni indicate dalla Campagna, e di sentire sul tema l’assessore regionale alla Salute Almerino Mezzolani. Un incontro con quest’ultimo, tra l’altro, è atteso anche dai promotori della Campagna già dallo scorso mese di giugno.
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