Dopo la lettera della Campagna Trasparenza e Diritti al Ministro della Salute, approda in Parlamento con un'interrogazione parlamentare, a firma Dirindin, Amati, Fabbri e altri, l'applicazione dei LEA sociosanitari nelle Marche.
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01671
Atto n. 3-01671 (in Commissione)
Pubblicato il 18 febbraio 2015, nella seduta n. 394
DIRINDIN , AMATI , FABBRI , GRANAIOLA , ORRU' , PADUA , MATTESINI - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
la normativa
nazionale in materia di livelli essenziali di assistenza, il decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri 29 novembre 2001 (Allegato 1C, area integrazione
sociosanitaria, macro livello assistenza territoriale semiresidenziale),
stabilisce che per le prestazioni diagnostiche, terapeutiche e
socioriabilitative erogate in regime semiresidenziale a favore di disabili
gravi la percentuale di costo attribuibile al servizio sanitario nazionale è
pari al 70 per cento, la restante quota essendo a carico dell'utente o del
Comune;
la Regione Marche,
nel ridefinire le tariffe dei servizi sociosanitari, ha recentemente deliberato
(delibere n. 1195/2013 e n. 1331/2014) che solo ai primi 10 utenti del centro
diurno è riconosciuta la quota sanitaria del 70 per cento (43,10 euro)
prevista, mentre per i successivi utenti il servizio sanitario assume una quota
forfetaria pari a 15,10 euro;
nelle Marche le
persone disabili gravi che ricevono assistenza presso i centri diurni
interessati dalla modifica sono oltre 1.050;
inoltre, la Regione Marche non ha dato applicazione alle disposizioni
riguardanti l'assistenza tutelare (Allegato 1C, macro livello assistenza
territoriale, ambulatoriale e domiciliare), che prevede che sia a carico del
servizio sanitario il 50 per cento del costo della prestazione;
considerato che:
la delibera n.
1331/2014, recante "Accordo tariffe assistenza residenziale e
semiresidenziale tra Regione Marche ed enti gestori - modifica dgr
1011/2013", nel ridefinire le tariffe dei servizi sociosanitari non indica
i criteri in base ai quali sono state rimodulate le tariffe, il che a parere
dell'interrogante espone il provvedimento a ricorsi pregiudizievoli per la governance
dell'intero sistema, con potenziali effetti anche sulla spesa, e costituisce
un'incrinatura rispetto al principio della trasparenza cui dovrebbero ispirarsi
tutti gli atti dell'amministrazione pubblica;
la rimodulazione
delle quote a carico del servizio sanitario, dell'utente o del Comune appare in
contrasto con la normativa nazionale sui livelli essenziali di assistenza sociosanitaria
e può avere pesanti ripercussioni sulla qualità di vita delle persone coinvolte
e dei loro nuclei familiari;
ritenuto che in
molte regioni italiane l'assistenza sociosanitaria risulta oggetto di continue
limitazioni, a causa delle restrizioni imposte sia al servizio sanitario
nazionale (al quale compete l'erogazione delle prestazioni sanitarie e la quota
sanitaria delle prestazioni integrate) sia ai Comuni (ai quali compete la quota
sociale in caso di utenti economicamente deboli),
si chiede di sapere:
se la rimodulazione
della ripartizione degli oneri fra servizio sanitario e utenti e il Comune
deliberata dalla Regione Marche sia nota al Ministro in indirizzo e se ritenga
che essa risulti in contrasto con la normativa nazionale;
quali strumenti
ritenga di mettere in atto al fine di verificare e monitorare, e in tutto il
territorio nazionale, il rispetto delle disposizioni in materia di assistenza
sociosanitaria, oggetto di crescenti restrizioni ancorché fondamentale per la
qualità della vita di molte persone con disabilità;
quali iniziative
intenda avviare per far rispettare in tutto il territorio nazionale la vigente
normativa in materia di livelli essenziali di assistenza sociosanitaria.
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