lunedì 9 settembre 2013

Dopo le sollevazioni, la Regione convoca Comuni, associazioni, enti gestori per rassicurare sulle delibere sui servizi sociosanitari: standard, criteri tariffari e applicazione dei LEA (ripartizioni quote tra sanità e sociale). Una prima sintesi

L'assemblea del 3 settembre, convocata dall'Assessore alla Sanità ha evidenziato il valore dell’impegno dei promotori, degli aderenti e delle Istituzioni che hanno sostenuto la Campagna 'Trasparenza e Diritti'; il lavoro di approfondimento e critica svolto in questi mesi ha permesso infatti di evidenziare analiticamente le contraddizioni presenti nella posizione assunta dalla Regione in materia di regolamentazione dei servizi socio-sanitari e di proporre una revisione partecipata dei provvedimenti assunti e degli indirizzi prospettati.
Per la Regione, ad illustrare le due DGR (1011 e 1195) ed ascoltare gli interventi della platea, erano presenti l'Assessore Mezzolani, il dott. Gigliucci, il dott. Di Bernardo, il dott. Ricci, il dott. Ciccarelli, il dott. Santarelli ed il dott. Mannucci. La partecipazione dai territori è stata molto ampia e qualificata: oltre ad alcuni consiglieri regionali, erano presenti i Sindaci delle maggiori città della Regione, compreso il presidente dell'Anci Marche, Sindaco di Senigallia; i Presidenti delle più importanti cooperative sociali marchigiane, di Legacoop Marche e di Federsolidarietà; rappresentanti di Associazioni di volontariato e di promozione sociale  i rappresentanti del Forum del Terzo settore, Amministratori, coordinatori d'Ambito, enti gestori di residenze e strutture d'accoglienza.

 Una presenza folta e qualificata che, di per sé, rappresenta un segnale univoco per la Regione, nel senso che è necessario – come la Campagna sostiene da più di un anno e a differenza di quanto è stato fatto fino ad oggi – assicurare un percorso partecipato per giungere ad una riforma che renda praticabile un sistema dei servizi più equo, uniformemente distribuito nel territorio regionale e finanziato in maniera trasparente, oltre che realmente rispondente ai criteri fissati dallo Stato in particolare in materia di LEA.
In realtà le questioni affrontate dalle DGR sono in attesa di risposta da molti anni e la fretta è conseguenza del tempo perduto in passato. Siamo però ad un passaggio cruciale e il confronto auspicato dalla Regione in vista degli ulteriori atti deliberativi costituisce un impegno da far pesare nelle prossime settimane.
La Regione ha ascoltato con attenzione i rilievi evidenziati dai vari interlocutori intervenuti circa il contenuto delle DGR ed ha puntualizzato alcuni aspetti, sostenendo che esse costituiscono l’adempimento di un obbligo imposto dallo Stato e che il poco tempo a disposizione può aver condizionato il lavoro dei tecnici.
Occorre tuttavia sin d’ora capire quale sia il “valore cogente” delle DGR: vengono presentate come “atti di indirizzo”, che potranno essere modificati da successive deliberazioni frutto di un percorso partecipato, ma intanto intervengono su indirizzi consolidati definendo norme suscettibili di immediata attuazione, generando in questo modo ulteriore confusione. I minutaggi previsti, la classificazione, i modelli di servizio… potranno essere modificati, integrati, armonizzati con quanto esiste e quanto è necessario all'utenza, oppure la partecipazione sarà consentita soltanto su alcuni aspetti marginali e non sostanziali degli atti?
La disponibilità manifestata dalla Regione non esclude dunque la necessità di un immediato chiarimento: se i vincoli prospettati dalle DGR sono già operativi, occorre ritirare o comunque sospendere espressamente l’efficacia di tali provvedimenti. In presenza di un pregiudizio rappresentato dal “fatto compiuto” non appare infatti possibile avviare seriamente e serenamente quei tavoli tecnici partecipati che dovrebbero lavorare sulla revisione degli indirizzi prospettati dalla Regione. Per queste ragioni nei prossimi giorni la Campagna “Trasparenza e diritti”, chiederà alla Regione di fornire puntuali chiarimenti. E’ infatti evidente che non basta sospendere, abrogare, o modificare alcuni dei “peggiori” aspetti delle delibere, occorre anche da subito cambiare l’attuale situazione - come ha documentato la Campagna in oltre un anno di attività - dei servizi sociosanitari, non evidentemente in senso peggiorativo.

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