mercoledì 27 novembre 2013

L’intervento di apertura della Campagna alla manifestazione del 26 novembre

Dobbiamo essere lieti che tante persone da tutta la Regione nel mese di novembre  e con questo tempo scelga e decida di partecipare a questo evento. Si tratta di una manifestazione – probabilmente la prima nelle Marche – che vede insieme tanti cittadini che hanno a cuore la qualità delle politiche sociali e dei servizi di questa Regione.
  • Non è una manifestazione di categoria
  • Non è una manifestazione di/per questo o quel servizio
Siamo tanti cittadini: fruitori di servizi, operatori, volontari che lavorano in tanti ambiti non solo quelli di cui oggi ci occupiamo nella manifestazione (dalla salute mentale alla disabilità, dalle diverse dipendenze alle demenze). Evidentemente c’è un grande sentire comune. Tanta gente dice  che le ultime scelte della regione Marche non vanno bene, sono negative, perché non mettono al centro le esigenze ed i diritti delle persone. Sono scelte lontane dal nostro sentire e dai nostri vissuti. 


Questa manifestazione nasce dal basso e di questo ne siamo estremamente orgogliosi, una ramificazione di tantissime organizzazioni, per lo più piccole che hanno iniziato a lavorare insieme su specifici obiettivi da un anno e mezzo, dando vita alla Campagna “Trasparenza e diritti”. Un lavoro che ha travalicato i confini regionali e trova adesione sostegno in tante altre realtà del territorio nazionale. Oggi c’è un’ulteriore tappa di questo lavoro.


PERCHE’ OGGI SIAMO QUI

E’ importante ribadirlo anche perché in queste giorni sono circolate informazioni non del tutto corrette

- Nel giugno dell’anno scorso 44 associazioni hanno promosso un appello -  da cui è nata la Campagna –, poi sottoscritto  da tantissime altre organizzazioni e dai principali enti locali della Regione (Da Macerata ad Ascoli, da Pesaro ad Ancona, passando per Jesi, Falconara, Senigallia, ecc ….) per “la regolamentazione dei servizi sociosanitari e l’applicazione dei livelli essenziali di assistenza”. Partivamo dalla constatazione documentata in un libro pubblicato alcuni mesi fa della insostenibilità della situazione dei servizi a livello regionale in quanto disomogenei, diversi per territorio, scarsamente regolamentati in termini di tariffe e standard e molti dei quali sotto finanziati dalla sanità. Non solo ma con l’ASUR che di anno in anno con il beneplacito regionale decideva quanto e come ridurre i propri oneri. Come se l’entità del finanziamento di servizi essenziale potesse stare nella disponibilità dell’ASUR e magari del suo direttore. Quindi con oneri crescenti per gli utenti e per i Comuni, fino a decretarne – in alcune situazioni – l’insostenibilità.

- Siamo stati nei fatti ignorati, al massimo sopportati, pochissimi momenti di confronto e molto generici, pochissima interlocuzione politica e poi tra luglio e agosto in rapida successione ci siamo trovati con due delibere delle quali oggi chiediamo il ritiro o la formale sospensione.

Perché questa richiesta

- La prima delibera (1011), che dopo la nostra denuncia ha visto la presa di posizione di molte federazioni nazionali (Fish, Unasam, Enil, Anffas) propone un “modello di servizi” appiattito in una logica esclusivamente finanziaria e amministrativa, lontana dalle realtà territoriali mette al centro le strutture invece delle persone. Una proposta che respingiamo con forza. E’ il famoso modello dei moduli o nuclei da 20 + 20 + 20. Residenze non inferiori a 20  accorpate con altre preferibilmente con diversa tipologia di utenza (salute mentale, anziani, disabilità, demenze, gravi malattie degenarative). Un contenitore indifferenziato venduto come risposta adeguata al cambiare dei bisogni della persona: se sei disabile e invecchi al piano di sopra hai la residenza per anziani. In realtà si tratta di un “modello”, soli a  documentarlo e denunciarlo, che sta prendendo sempre più corpo ed è già presente, avallato e sostenuto, in alcune realtà della nostra regione. Quel  modello non va assunto ma respinto. Quello è a servizio delle strutture e solo incidentalmente delle persone. La delibera ha scelto, consapevolmente, l’abbandono dei modelli comunitari rinnegando parte dell’esperienza marchigiana dei servizi residenziali. Chi dice il contrario non l’ha letta!

- La seconda delibera (1195), prefigurata dalla prima, definisce – dando applicazione alla normativa sui LEA del 2001 – quanti oneri siano a carico della sanità e quanti di utente e/o Comune. La delibera ha dato una applicazione  strumentale della normativa nazionale finalizzata a non far assumere al servizio sanitario per alcuni servizi gli oneri di spettanza. Ciò significa aumento della compartecipazione a carico di utenti e Comuni. Questo riguarda alcuni servizi:
- diurni e residenziali per la disabilità
- diurni per anziani non autosufficienti
- residenziali nella salute mentale


Dopo le delibere

Abbiamo detto subito che non le potevamo accettare, specificando le motivazioni e immediatamente proposto le modifiche. Senza risposte sarebbe scattata la mobilitazione. Quella di oggi. Ci sono state aperture verbali ma senza atti formali e come era ampiamente prevedibile abbiamo constatato che l’ASUR cominciava ad applicarle.
Qui vale la pena sottolineare che non c’è alcuna difesa dell’esistente – la Campagna è nata per modificare l’esistente – ma non possiamo accettare i contenuti delle due delibere e ciò che le ispira e le anima. L’attuale situazio non va bene, ma non si può accettare questo cambiamento!

Le nostre richieste sono semplici ed è il motivo per cui siamo qui
- Le delibere vanno ritirate o sospese con atto formale. Le dichiarazioni servono a nulla.
- La delibera 1195 va immediatamente modificata con la sanità che si deve assumere le responsabilità che le competono rispetto alla assunzione di oneri nei servizi. Va modificata urgentemente perché insostenibile è la situazione attuale di molti servizi sociosanitari nei quali l’ASUR – con l’avallo dalla regione – non paga ciò che deve.
- La 1011 e non per riproporne i contenuti in altro modo, perché prevede un modello che va respinto per le ragioni che abbiamo detto e scritto. Ciò che anima quel modello è lontano dalle nostre pratiche e dalla nostra idea di servizi. Il modello che vogliano è
* comunitario e non istituzionale
* inclusivo e non separante
* centralità delle persone e non delle strutture

Questa è la nostra posizione ed è molto ferma.

Lunedì della settimana scorsa la Regione ha convocato il tavolo istituito dopo le proteste dei mesi scorsi; ci aspettavamo che avesse presentato le proposte di modifica; Ha continuato a chiedere pareri, dicendo che le delibere non si ritirano, né si modificano, eventualmente si integrano.
Noi con questa manifestazione diciamo che il tempo delle ambiguità deve finire, che non c’è spazio per ulteriori dilazioni. Siamo venuti qui da tutte le Marche per ribadirlo ancora una volta.
Questo è quello che andremo a dire, se ce lo permetteranno, al consiglio regionale. E oggi in tanti chiediamo una risposta!

Ancona 26 novembre 2013

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