Negli
ultimi giorni ripetute segnalazioni, estremamente preoccupanti, sono giunte alle
nostre associazioni riguardo alla situazione, in particolare, dei centri diurni
per persone con disabilità. Aumento delle rette a carico degli utenti
accompagnate spesso anche da riduzione degli operatori in servizio con
conseguente difficoltà a svolgere le attività previste.
La motivazione addotta dai Comuni è sempre la
stessa: la Regione ha ridotto i finanziamenti per questi servizi (facendo
riferimento alla delibera 1331/2014 che fissa le tariffe dei servizi
sociosanitari), e per poter continuare a fornire il servizio occorre che gli
utenti paghino la differenza (il Comune di Mondolfo ha addirittura scritto agli
utenti comunicando che dal primo gennaio 2016 la retta a carico degli utenti
sarà pari a 18,60 euro al giorno perché così stabilito dalla regione Marche). La
riduzione del personale, viene messa in
relazione al finanziamento dei nuovi standard (sui quali avviene il
finanziamento) che in molti casi sono più bassi di quelli attualmente erogati.
E’ pertanto opportuno ricordare quanto segue.
a) La delibera 1331/2014, che le nostre
associazioni hanno duramente contestato, è frutto di accordo con gli enti
gestori dei servizi. Tra questi anche i
Comuni, rappresentati dall’ANCI. Ci si
chiede come mai i Comuni a distanza di oltre un anno si accorgono ora degli
effetti di questa delibera per un servizio come il Centro diurno. Di cosa si
sono occupati in tutto questo tempo? Tanto più che ripetutamente le nostre
associazioni hanno messo in guardia rispetto ad alcuni pesanti effetti, in
particolare riguardo il trasferimento “amministrativo” di disabili gravi in non
gravi con contestuale riduzione delle quota a carico dell’Asur da 43,40 a 15,10
euro giorno.
b) Tutti i Comuni delle Marche che gestiscono
Centri diurni per disabili, hanno firmato alla fine del 2015 la Convenzione con
l’ASUR. Non risulta che alcuno si sia rifiutato di sottoscriverla o abbia
protestato.
c) Quanto alle richieste di aumento di
compartecipazione a carico degli utenti, i Comuni sanno che per i servizi
sociosanitari la contribuzione deve essere richiesta applicando la normativa in
materia di Isee e dunque non può darsi alcun automatico trasferimento agli
utenti delle maggiori quote che i Comuni si trovano eventualmente a dover
assumere. Si ricorda che nel caso di persona con grave disabilità deve essere
considerato il cosiddetto “isee sociosanitario” e nel caso in cui la persona non abbia né coniuge, né figli, il
reddito da considerare è quello individuale e non familiare. Un reddito (valori
Isee) che, in questi casi, è molto vicino allo zero.
Il rischio concreto che abbiamo davanti è un
progressivo depauperamento del nostro sistema di servizi. Con abbassamento
della qualità degli interventi e richieste di illegittimi oneri ad utenti, che aprono anche le porte
anche al possibile abbandono dei servizi.
La Regione Marche non può chiamarsi
fuori da quello che sta succedendo; è inaccettabile trovarsi di fronte ad
effetti di questo tipo, lasciando le persone disabili e loro famiglie
in situazioni come queste. Va ricordato, inoltre, che da oltre un anno
(gennaio 2015), a centinaia di utenti ricoverati in strutture residenziali per
disabili viene chiesto il pagamento di una retta di oltre 1000 euro mese. La
Regione Marche si era impegnata ad istituire un fondo a sostegno delle
famiglie che ad oggi continua a rimanere una promessa.
Campagna Trasparenza e
diritti
Comitato Associazioni Tutela
Comitato Associazioni Tutela
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