sabato 7 febbraio 2015

La regione Marche conferma gli aumenti del 30%, 10 euro al giorno, da 33 a 42,50 euro, a carico di utenti e Comuni nelle RSA anziani. E dai territori non giungono buone notizie

Eravamo certi che avrebbe prevalso il buon senso da parte dell’assessorato alla sanità della regione Marche,  con il blocco dell’aumento del 30% delle quote a carico di utenti e Comuni nelle RSA anziani (passate da 33 a 42,50 euro giorno, pari a 285 al mese), dopo la segnalazione da parte della Campagna “Trasparenza e diritti” e del  Comitato Associazioni Tutela (CAT) della mancata erogazione di prestazioni alberghiere obbligatorie (ad esempio, ma non solo, lavanderia, stireria). Tanto più che, come è evidente, prestazioni di questo tipo non possono essere … retroattive.


E’ peraltro importantissimo ricordare come questa rigidità si scontri invece con la possibilità di una flessibilità nella quota a carico degli utenti è stata lasciata nelle residenze protette anziani. Solo che, in questo caso, non per diminuire ma per aumentare. E, invece con nota del 28 gennaio inviata all’ASUR da parte del direttore del servizio salute della regione Marche, si conferma l’aumento dal primo gennaio insieme alla richiesta alle strutture di adeguarsi agli standard previsti (verificheremo anche se si interverrà su quelle private che chiedono anche quote maggiori). Un aumento, è bene che i Comuni lo tengano a mente, che non ricadrà solo sugli utenti, ma anche sui comuni nei casi in cui i redditi delle persone ricoverate si dimostrassero insufficienti.
​Altri primi effetti emergono dai territori. Enti territoriali che chiedono piani di trasformazione delle Comunità disabili da 10 (Coser) in RSA (da 20); ipotesi di rimodulare le capacità recettive dei centri diurni disabili funzionali al recupero di maggiori oneri sanitari (oltre 10 utenti il finanziamento sanitario diminuisce), ma soprattutto di abbassare, secondo i contenuti delle delibere regionali, gli attuali standard di personale che potrebbero ridursi del 20/30%. Una riduzione, intollerabile che minerebbe la qualità e dignità di molti dei 70 Centri diurni attivi nel territorio regionale.
​Nei prossimi giorni verranno approvati, dalla Regione, altri due atti di grande importanza. Quello con cui si stabilisce (fabbisogno) il numero dei servizi diurni e residenziali che saranno finanziati. Si valuteranno le scelte regionali complessive, di settore e per tipologia di servizio. Il secondo atto è quello  (fondo solidarietà) con cui si dovranno sostenere utenti e comuni chiamati a pagare rette più alte. Vedremo se la Regione (che cerca l’accordo con i Comuni, i quali, dopo aver dato il loro consenso agli aumenti degli oneri sociali,  purtroppo sembrano unicamente interessati a caricare sugli utenti) cambierà la propria impostazione che prevedeva oneri a carico degli utenti quand’anche i loro redditi fossero pari o vicino alle zero (valore Isee). Su tutte queste questioni sarebbe auspicabile una parola limpida sia da parte di consiglieri ed assessori in carica (finora muti nonostante il loro frenetico attivismo nei social network) sia da parte di chi si candida a governare nei prossimi mesi la nostra Regione.

Nessun commento:

Posta un commento